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CASULA (SARDI-NEUSS): IL PECCATO ORIGINALE ITALIANO

Comunicato stampa fornito all’AISE – Link AISE: CLICCA QUI.


Lunedì 17 Ottobre 2011 18:24

ROMA\ aise\ – Da Pietro Casula, connazionale residente a Neuss, in Germania, rappresentante dei Sardi nel Mondo, riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla difficile congiuntura storica, economica e politica che vive l’Italia. Una riflessione che propone una diversa lettura della “storia da raccontare” e l’invito alle opposizioni di sinistra, e al Pd in particolare, a proporre “un programma vero”.

“Ogni iniziativa, progetto, ogni gruppo ha bisogno di una storia, un racconto che abbia un concetto, un senso. Un racconto dove si denomina l’origine e un traguardo. Una rappresentazione di un progetto che unisce, dove ognuno trova il suo posto, ha la sua chance.

È come la storia della casa in cui si vive da sempre, il luogo comune dove anche nel buio assoluto è facile ritrovare ogni porta, finestra, ogni interruttore.

Dove non c’è storia non c’è stimolo, non c’è sostegno, non c’è orientamento.

Anche un popolo, una nazione ha bisogno di una storia che descriva le comuni aspirazioni. Una chiara esposizione dei problemi attuali ed un altrettanto chiaro corso progettuale per il loro superamento. Una descrizione delle strutture che trasmettono al singolo, ad ognuno di noi una identità sociale e alla nazione il ruolo nel mondo.

Gli italiani hanno da sempre una storia. Benpensante, entusiasmante e trascinante, pretenziosa e arrogante, talvolta delittuosa e autodistruttiva.

Nel dopoguerra si voleva ricostruire e si sognava il benessere per tutti, la rinascita del socialismo, osare più democrazia e l’unità dell’Europa, conciliare l’economia con l’ecologia, unirsi per cambiare, essere nuovamente un popolo. E soprattutto riforme, riforme, riformare tutto dalla base. L’Italia ha avuto politici e dirigenti politici che sapevano raccontare questi cambiamenti. Cito a caso De Gasperi, Andreotti, Fanfani, Almirante, Togliatti, Berlinguer, Craxi, Ciampi. Loro hanno saputo raccontare una storia, ognuno di loro, la propria, e hanno saputo essere certezza per il popolo e guida per il Paese.

La guida del Paese è cosi come la vogliono gli italiani, non manca di ripetere Berlusconi. La guida del Paese è, a mio avviso, quella di chi non sa raccontare nulla di nuovo.

E il PD sembra aver dimenticato la sua storia. E sì che ci sarebbe una storia da raccontare. Ma non quella della crescita, dello sviluppo, delle grandi opere che ci viene offerta in continuazione e non si realizza mai. Da raccontare agli italiani sarebbe la storia della grande prestazione del mondo dei lavoratori realizzata negli anni passati. Dei grandi sacrifici pretesi e dati in nome dello sviluppo economico italiano. Della rinuncia alla Lira e l’introduzione dell’Euro ed il conseguente shock di svalutazione del 50% del potere d’acquisto. Della sempre più drammatica situazione delle aziende e soprattutto della stagnazione se non del calo del reddito e quindi anche delle pensioni, della flessibilità a lavorare più duro e di più. Della crescente disoccupazione e del sempre più crescente trend ad accettare lavori di qualsiasi genere e anche mal pagati pur di evitare la totale emarginazione sociale. E sarebbe anche da raccontare quella brezza di spirito inventivo, della riforma scolastica e delle università, della formazione professionale, dei giovani e del loro, del nostro futuro. Di un gigantesco sforzo collettivo, quindi, non solo di resistere ma affrontare e superare questa sfida che si chiama globalizzazione.

Il nostro Belpaese – sempre sull’orlo del precipizio – non cade, combatte, va avanti, anche controcorrente. Questa è una storia che va raccontata. L’imprenditoria dovrebbe ringraziare i lavoratori e a lodarli dovrebbe essere la politica tutta. E un giusto ricompenso sarebbe una partecipazione agli utili e al capitale, tramite nuova sicurezza sociale, ambiziosi investimenti nei figli, nella formazione professionale, cultura, ricerca. Tutto quanto, cioè, promette un futuro.

Noi cambiamo il destino – questa è la storia da raccontare – e possiamo farlo davvero.

Cominciando col convincere – se non costringere – il centrosinistra a cambiare l’attuale tattica destabilizzante per il Paese, e presentare un programma vero, fattibile, raccontare una nuova storia e finirla definitivamente con questa politica delle sante alleanze, ribaltona, golpista che non risolve proprio niente e paragonabile agli eunuchi, ossia loro stessi non sono in grado di farlo ma sanno meglio degli altri come si fa.

Io sono convinto che chi saprà presentare, raccontare agli italiani una nuova storia, vincerà anche le prossime elezioni.

Già nel 1925 il grande Mahatma Gandhi elencava “sette peccati sociali”: Politica senza principi, ricchezza senza lavoro, consumo incosciente, mancanza di morale negli affari, sapere e mancanza di carattere, ricerca senza umanità, adorazione senza immolazione.

Una società senza storia si abbandona a questi peccati”. (aise)

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