23
Feb

Give Sardinia a chance

Prima di tutto una precisazione: non sono un grande fan dell’accoppiata sardismo-lega. Appartengo a una minoranza, lo so. La causa, il progetto centenario del Partito sardo d’azione, per me è buono, troppo buono per fare comunella con la Lega.

Eppure l’unione si è fatta e apparentemente non ci sarebbe niente  di male, hanno avuto i voti: non è forse la regola in democrazia? Il mio primo riflesso è stato: Solinas attivista, persona fattiva? Il mio secondo pensiero, subito dopo: sardo, conosce il territorio, la sua gente e i suoi problemi; probabilmente uomo competente, vale la pena provare. 

Purtroppo, ahimè, le sue azioni, troppe azioni sono state al limite del surreale. L’enorme casino nella gestione dei danni conseguenti alle alluvioni o agli incendi, disastri immancabilmente alla ribalta da anni e mai efficientemente sotto controllo. O come quando nel febbraio 2019 che vede i pastori sardi protagonisti nazionali contro i prezzi assurdi del latte, di cui hanno scaricato per protesta migliaia di litri per strada. In quella precisa occasione, a un mese dalle elezioni regionali, Salvini per raggranellare simpatie verso il nostro governatore, si schierava con i pastori, facendosi alfiere, portavoce della causa.

Oppure il momento attuale, in questa fase di transizione energetica dove per la Sardegna si cristallizzano all’orizzonte distese infinite di pannelli fotovoltaici nelle aree agricole, una selva di pale eoliche, bettoline e carri bombolai, il tutto per generare energia per regalarla al resto d’Italia, senza alcun beneficio per la nostra Isola se non la devastazione ambientale e paesaggistica. 

Il costo energetico – checché ne dicano i più – non solo resterà carissimo, il più oneroso in assoluto, ma crescerà ulteriormente rispetto alle altre regioni italiane e in Europa.

Solinas è li, sembra quasi  per uno scherzo del destino, promette soldi, cambiamenti, soluzioni per tutti i comparti socio-economico-sanitario e poi, nella realtà, si dimostra chiaramente non in grado di dare vita a soluzioni di governo efficienti, all’altezza della situazione di emergenza che la nostra isola deve fronteggiare. Tipico per chi ha il potere e non sa cosa fare. Che tragedia.

Rivedo, incredulo a quanto vedo e sento, il video della manifestazione della Coldiretti a Cagliari la scorsa settimana, organizzata per protestare contro il governo nazionale per il caro energia e dove, incredibile ma vero, ha partecipato il governatore Solinas che, tra l’altro ha detto:

La Regione e tutti i sardi sono vicini agli allevatori e agli agricoltori che oggi a Cagliari come in tutta Italia chiedono, civilmente e pacificamente, che lo Stato ascolti il loro appello. L’aumento delle materie prime e dell’energia ha fatto lievitare i costi di produzione delle aziende colpendo soprattutto alcuni settori dal lattiero-caseario al suinicolo, che oggi sono allo stremo. Il nostro sistema agro-pastorale  è una ricchezza  produttiva e identitaria, un patrimonio di tutta l’isola e va valutato a ogni costo“. 

Fatico ancora a capire ancora oggi il senso del discorso, della sua presenza sul palco dei manifestanti essendo lui la causa della mobilitazione stessa, lui che nel 2019 sfrutta per la sua campagna elettorale il malessere del settore agricolo-pastorale e che oggi ha gli stessi problemi di allora, mai risolti, cui si aggiunge questo sfacelo causato dalla mala gestione delle risorse e dei progetti. Ma vabbè, forse mi pongo le domande sbagliate, questo è un mio deficit personale. 

Che poi nel suo intervento tralasci elegantemente tutte le altre categorie, come i commercianti, i trasportatori, i professionisti, le famiglie a monoreddito etc., etc. tutti quelli, insomma,  che veramente stanno tirando la cinghia, è semplicemente dovuto. Un bel comizietto fatto ad arte quello del Governatore, seguendo il metodo prevalente nella politica nazionale, che insegna a dire esattamente ciò che la folla vuole sentire. Non sono richieste di idee proprie, certezza morale o intellettuale e tanto meno dibattiti seri e produttivi, piuttosto estraniarsi dalla verità, dalla realtà e ripetere con piglio deciso quello di cui tutti sono già convinti, facendosene portavoce. Praticamente prendere spudoratamente per i fondelli la gente o se preferite lisciare il pelo, state tranquilli noi siamo i migliori, la colpa è sempre degli altri.

È una tattica della notte dei tempi quella di trovare un nemico esterno nei momenti di crisi. Specialmente se le cose in patria vanno male e questo lo insegna la storia di imperatori, dittatori e leader di oggi a stampo populista.

In Sardegna le cose non vanno bene da tempo e le azioni, le tattiche del governatore Solinas non hanno certo compattato l’isola attorno alla sacra istituzione della Regione Sardegna. La nostra isola, ora come ora, è un mare immenso di potenziale mal sfruttato e, se continuiamo così, a lungo andare perderemo anche quello.

 Bisogna cambiare passo, l’abbiamo detto e scritto più volte: è tempo di abbandonare gli interessi personali e avviare una buona politica nell’interesse della comunità. Una politica in grado di fronteggiare i problemi incombenti, dare vigore alla ripresa economica, tenere sotto controllo la pandemia sull’isola, spendere in modo efficace in modo efficace i fondi europei ( sono stati presentati progetti?) Una politica, cioè, in grado di mantenere un certo equilibrio tra soddisfare interessi di breve termine e il perseguire interessi di medio-lungo termine.

Stiamo parlando di una politica che non agisce secondo la logica del „meglio un uovo oggi che una gallina domani“, ma bensì di una politica che rinuncia a consumare tutte le uova disponibili oggi – consumandone solo alcune – così da avere qualche gallina per il domani.

Progetti dettagliati per rendere la Sardegna del tutto indipendente dal punto di vista energetico e nell’assoluto rispetto dell’ambiente e contemporaneamente garantire lavoro, impiego, formazione e qualità di vita, sono stati presentati più volte in Regione. Progetti, proposte inspiegabilmente non calcolate, snobbate, insabbiate e dimenticate in qualche androne oscuro della RAS. Potrei dare date e numeri di protocollo.

Inoltre è ormai ufficiale che la tutela dell’ambiente e della biodiversità  fa parte della Costituzione italiana. La modifica della Costituzione riguarda i paragrafi 9 e 41: „ La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico e tutela l’ambiente, la biodiversità  e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni“. Figura poi che „ la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali“ e si specifica, inoltre, che „ l’iniziativa economica è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente“.

Su carta si tratta, indubbiamente, di un fatto dai connotati epocali che, tuttavia, non è detto che trovi riscontro nei fatti. Stiamo parlando dell’inserimento delle tematiche ambientali tra i principi fondamentali della Repubblica. Un passo, questo, tanto necessario e in linea con le nuove consapevolezze ecologiche quanto facile che venga disatteso.

 E se penso che l’Italia detiene il record  di procedure d’infrazione e di violazione di direttive europee in materia ambientale e leggi sul clima, ho qualche difficoltà a credere che qualche riga in più nel testo possa guidare un significativo e immediato cambio di rotta.

La differenza tra una cattiva politica –  soddisfare solo gli interessi a breve termine – e una buona politica – equilibrare interessi a breve e medio-lungo termine – non dipende solo dalla bontà o cattiveria che dir si voglia dei politici di turno, ma soprattutto dell’esistenza o meno di strutture, meccanismi che facilitano oppure ostacolano la buona politica.

Il rischio che vedo è che prevalga la logica del silenzio, per non disturbare i poteri forti.

Un fattore di „disturbo creativo“ da parte nostra nell’aritmetica del mercanteggiamento politico e una una cura cellulare possono certamente far male. Come si può vedere in „casa Solinas“ c’è un certo sovraccarico a livello di nomine, posti, posizioni e funzioni. È un bene per noi che „l’affare del personale“ ci abbia spaventato. Non ci lamentiamo spesso e volentieri della mancanza di lavoratori qualificati  soprattutto quando i nostri politici appaiono nei talk show?

Loro pensano a infermieri, ingegneri, artigiani. Noi, invece, ci chiediamo: perché non iniziare dal banco di lavoro superiore? ( intendo i politici, rendo l’idea?)  E per questo dico: Give Sardinia a chance.

Vale la pena provare. Ajò

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