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Il Paese sogna una strategia
Dopo più di un anno di pandemia una cosa è certa: gli scienziati spesso hanno avuto ragione più dei politici. Di questo i nostri governatori dovrebbero prendere atto e trarre le giuste conclusioni.
Governare significa guidare, dirigere, indirizzare, e in tempi non lontani dominare, significato quest’ultimo che fortunatamente non ci riguarda. Guidare e dirigere, questo è in sintesi governare oggi, soprattutto in tempi di crisi. Dai nostri governatori non ci aspettiamo niente di più e niente di meno, ma ne rimaniamo sempre delusi. Eppure hanno giurato sulla Costituzione, accettando questo dovere, tanto per usare un termine a cui il ministro Speranza sta dando una renaissance inaspettata .
La pandemia non è una crisi politica. Non è guerra, nonostante lo sentiamo ripetere con sempre più insistenza dai politici, medici e pseudo scienziati. Le crisi militari, le guerre sono provocate dall’essere umano e ogni decisione dipende da diverse imponderabilità. Anche i disastri naturali sono – nei loro effetti immediati e nelle conseguenze a lungo termine – imprevedibili e quindi difficili da gestire. Una pandemia, tuttavia, segue le leggi della natura e il suo andamento è in gran parte prevedibile perchè legato alla logica. È veramente sconvolgente constatare come la maggior parte degli scienziati abbia avuto ragione con le loro previsioni. È andato, alla fine dei conti, esattamente come da loro previsto, mutazioni comprese.
Quello che sconvolge ancor di più è quanto poco ascolto, quanto poco seguito i nostri governatori abbiano dato ai pareri degli esperti che hanno provato più e più volte a suggerire azioni. A volte certi pareri vengono trascurati per mille motivi, ciò può succedere, certo, ma non sempre e di nuovo e ancora e ancora. Questi errori, signori governatori, sono costati vite umane e in gran parte erano errori evitabili, non dimentichiamolo.
Gli esperti, gli scienziati hanno sempre avvertito, messo in guardia sulla prossima ondata e ogni volta i politici hanno fatto orecchie da mercante e preferito cavalcare la pandemia per scopi prettamente di consenso personale, evitando o perlomeno esitando a prendere decisioni, apparentemente convinti che le cose non andassero poi così male. Al più tardi dopo la seconda ondata avrebbero dovuto capirlo. E invece no: hanno aumentato arbitrariamente i valori limite e consentito le aperture con la conseguenza che i numeri delle infezioni, dei ricoveri sono aumentati in modo esponenziale e si è dovuto imporre – volens nolens – quanto gli scienziati avevano suggerito sin dall’inizio, ossia restrizioni dure, lockdown.
In preda all’esasperazione difficile da padroneggiare si potrebbe anche dire che niente è più facile da gestire di una epidemia. Ascolta attentamente quello che dicono gli scienziati, i professori e segui il loro consiglio: molto probabilmente questo ti porterà ad evitare il peggio.
Chiaro,ci sono innumerevoli altri interessi di fronte, alcuni sono anche giustificati e devono essere presi in considerazione: l’economia che stenta a ripartire ammonisce e mette in guardia, le associazioni minacciano e tantissime persone si lamentano e sognano una strategia , un percorso che gli porti fuori dal tunnel. Soggetti che sono anche tutti elettori e ogni politico vuole essere rieletto. Ma questo tentennare, questo urlare e condannare l’operato dell’altro, del nemico senza però mai presentare vere soluzioni, non aiuta. Anche le associazioni di categoria di albergatori e ristoranti non possono ignorare le leggi della natura. Il ministro Speranza no e Salvini certamente ancora meno.
Con un numero crescente di infezioni, qualsiasi discussione su aperture e allentamenti è decisamente fuori da ogni logica. E se c’è una lezione che dovremmo aver capito dopo più di un anno di Corona-Virus , ebbene è proprio questa.
La scienza non può diventare un paradigma universale, ignora troppo quanto è umano, ma di fronte a minacce globali come la pandemia o la crisi climatica, chi è al potere deve riconoscere i dati scientifici, senza se e senza ma e provvedere a dar fondo alle proprie risorse per consentire a chi non può più operare, di vivere comunque una vita dignitosa e questo sino alla risoluzione di questo triste, tristissimo periodo.
Qui non si tratta di una sopravvivenza della politica, ma della sopravvivenza di noi tutti.