08
Ago

Il Rifiuto della Realtà

Dopo anni e anni di navigazione a vista, tra mini manovre senza ambizioni e bonus improvvisati talvolta estrosi, l’Italia si trova nuovamente di fronte ad un momento storico decisivo.

L’economia che stenta a ripartire, appesantita come è da un debito pubblico la cui portata supera il massimo di quanto è consentito e tollerabile, un permanente dualismo territoriale ed una scarsa produttività del Sistema-Paese e una costante corsa alla distrazione di massa a fare da contorno.

Tutto questo, però, non è che abbia turbato affatto il sonno dei neo-statisti al governo. In apparente tranquillità e visibilità mediatica inscenata alla perfezione, un giorno proclamano la sconfitta della povertà, un’altro di aver salvato l’Italia. E ancora il decreto per la semplificazione – una cascata di regole per semplificare, un „ programma nazionale“ per la modernizzazione dello Stato, ridurre l’erosione tributaria, combattere l’evasione fiscale. Tutti ne parlano e poi nessuno fa niente.„

Ora è il momento del coraggio“ ha proclamato il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. E cosi avanti nel tempo.Un modus che in fin dei conti ci rivela soprattutto che il Premier Conte , con i suoi atti, le sue parole si sta rivelando uno straordinario personaggio, uno dei più grandi incantatori della Repubblica e della nostra storia.Sembra uno sprovveduto giovanotto, franco e confidenziale, sempre ben vestito, come per nascondere la timidezza, si potrebbe pensare, ma in realtà questo è il sistema per intenerire gli ingenui.

La sua tecnica è dividi et impera. Soggiogata la sua maggioranza in un’ipnosi perpetua, fatta di altari e contraltari, in perfetto equilibrio tra loro, Conte annuncia, proclama, dice, rinvia, si contraddice e alla fine riporta il tutto al punto di partenza.È stata naturalmente la pandemia del Coronavirus a evidenziare e aggravare i molteplici e sempre più intricati nodi che da tempo bloccano il Paese e che adesso non si possono rinviare – e tanto meno evitare – con astuzia o destrezze non ben definite.

Non solo perché per poter accedere alle risorse del Recovery Fund è obbligo tassativo e vincolante attuare determinate riforme strutturali basati su impegni chiari e dettagliati in merito agli obiettivi di spesa , ai tempi e ad altri congegni operativi, ma anche perché nel frattempo sono andati esaurendo o comunque riducendo notevolmente certe riserve e scorte: a cominciare dalla massa dei risparmi delle famiglie e dalle capacità di riconversione e sopravvivenza in numerose piccole imprese, oggi non in grado reggere l’urto di una mai vista maxi recessione.

Tanto che la quota della popolazione ridotta in condizioni di povertà assoluta e quella che, purtroppo, potrebbe ancora diventarlo, è cresciuta in modo esponenziale. Per non parlare poi dei giovani già penalizzati nel corso degli anni da un costante calo delle opportunità di lavoro e del loro livello di reddito.

È dunque semplicemente sconfortante il battibecco politico messo in campo sugli aiuti EU: a Bruxelles devono capire che questi aiuti devono essere donati e, nel caso si configurino come prestiti, deve esserci la garanzia che siano senza condizioni o „condizionalità“ come usano dire.E poi quei Paesi che pretendono di ridurre i contributi e anche di controllare come saranno spesi quei soldi vengono qualificati come egoisti, smodatamente bramosi e insensibili alla causa europea. Ah ecco: insensibili, certo, perchè se la Comunità europea non ci regala all’istante quei soldi o non ce li presta secondo le modalità che noi pretendiamo, allora, beh allora non faremo nulla per impedire che vada a farsi benedire l’intera costruzione europea.

Che poi quei soldi non sappiano come spenderli e che, molto probabilmente, li butteranno in bonus fiscali di dubbia efficacia o nella ri-statalizzazione di ampie parti dell’economia (leggi Alitalia, Ilva e simili) è un altro discorso, no?. Un delitto perfetto insomma, ma spero non sia cosi.

Ora la realtà straordinaria e immediata è che l’Italia va incontro ad un autunno di profonda e drammatica crisi economica e sociale.Le risorse del Ricovery Fund saranno disponibili (quasi) certamente dopo la primavera del 2021. Quelle collegate al Mes, Sure sono disponibili da subito. Ecco, quindi, che abbiamo un ponte per l’autunno per poter avviare il prossimo anno il motore di sviluppo e far ripartire l’economia e con essa, l’Italia.Quel motore è decisamente il Recovery Fund, ma Mes, Bei e Sure possono essere, o meglio, devono essere quel ponte.

O cosi si spera.

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