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Il salvataggio del Monte dei Paschi

Le regole che l’Europa si dà non valgono neanche la carta su cui vengono scritte. E chi vuole sperperare – sia come manager bancario o Capo di Stato – può continuare a farlo impunemente. Tanto alla fine ci sono i contribuenti inermi a pagare il conto. Questa è la lezione che si apprende dal voluminoso libro sulla Euro-crisi, il cui più recente capitolo tratta la crisi delle banche italiane.

Da anni si sono accumulati crediti inesigibili, vale a dire che i manager bancari hanno trattato in modo sconsiderato e avventato il denaro loro affidato. Da anni lo Stato italiano tralascia, per lo più intenzionalmente, di obbligare gli istituti bancari al risanamento, al riassestamento. Ora che il problema è grande di 28 miliardi, l’Italia si muove a fare qualcosa. Ma per proteggere i 40.000 piccoli investitori/risparmiatori, il governo italiano rompe le regole che l’Europa si è appena data a salvaguardia delle banche.

Il salvataggio della terza banca in Italia è, per lo Stato, molto più alto di quanto si pensava. La Banca Centrale Europea (BCE) ha dichiarato che la situazione finanziaria di Mps, da Novembre al 21 Dicembre è ulteriormente peggiorata ha richiesto la prospettata operazione di ricapitalizzazione della banca senese per 8,8 miliardi di euro e il Governo dovrebbe avere una quota di capitale di circa il 70%. Tale partecipazione sarebbe il risultato dell’impegno finanziario atteso dall’intervento del Governo, indicato da più parti in circa 6,5 miliardi di euro.

Considerando che agli 8,8 miliardi bisogna aggiungere l’attuale capitalizzazione in Borsa (442 milioni) il Mef sarebbe, appunto, poco più del 70% su un valore totale del Monte dei Paschi di 9,2 miliardi di euro. Il perimetro del fondo salva-riparmio da 20 miliardi di euro istituito dal Governo, precisano fonti del Tesoro, “è stato disegnato per far fronte in modo ampiamente sufficiente a tutte le esigenze di intervento che dovessero emergere dalle situazioni attualmente sotto osservazione da parte delle istituzioni”.

Lo scontro tra la Germania e l’Italia si riaccende. Il ministro delle Finanze tedesco invita la BCE e la Commissione europea a vigilare sulle autorità italiane per la gestione dell’emergenza banche e ad assicurarsi che vengano rispettate le regole dell’Ue. Si tratta certamente di una questione delicata per la politica italiana. Ma conseguenze non ne hanno da temere né la politica né i manager bancari.

La Germania e la Francia nel 2002 con la rottura del patto di Maastricht hanno insegnato che non rispettare le regole, in Europa, non comporta penalizzazione alcuna.

Di questo passo l’Europa non va avanti.


Pietro Casula

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