17
Giu

Ipersensibilità, un fenomeno sociale

In Italia, in tutti gli strati sociali, i nervi sono tesi allo spasimo e questa ipersensibilità, che in Sardegna  si registra in ogni dove, può, senza il minimo sforzo, trasformarsi e diventare un fenomeno sociale, proprio ora,

In psicologia le persone che reagiscono in modo insolitamente forte agli stimoli nel proprio contesto ambientale, vengono indicati come persone ipersensibili. Soggetti, quindi, con una sensibilità superiore alla media che può essere vissuta con difficoltà dalla persona stessa, o percepita come „ esagerata“ o „estrema“ da chiunque graviti attorno al soggetto ipersensibile. Sebbene questo non sia una malattia, può essere decisamente un handicap, un grave peso per le persone colpite.

In ogni caso, l’ipersensibilità sembra colpire non solo individui, ma può influenzare  l’umore generale  ed è un fenomeno dovuto – lasciatemi dire – alla sovrabbondanza di stimoli, fortemente presente nell’attualità. 

È sufficiente osservare la tensione con cui vengono condotti molti dibattiti attuali: eolico, fotovoltaico, metano, ambiente, lavoro, turismo, sviluppo e cosi via, e valutare le razioni dei singoli agli stessi temi per capire quanto sia presente, esteso il fenomeno dell’ipersensibilità.

In questo particolare momento della pandemia da Coronavirus alcune cose non si dicono con la chiarezza che ci si aspetta, e molte misure – come, per esempio, la campagna di vaccinazione – a causa di questo informare a strascico –  attualmente non si può dire che stiano andando per il meglio.

 Ma i nostri rappresentanti politici, ciascuno con chiari progetti

e chiare direttiva vanno avanti in solitaria ma in realtà senza la minima chiarezza  e accordo sul come  e su cosa sia meglio per la collettività.

Continuano alimentando aspettative, promesse che poi non possono mantenere, ma reagiscono con (finta) sorpresa quando la popolazione poi, stanca di questa confusa opera, insorge di fronte a tali difficoltà, a tali situazioni, chiedendo semplicemente un programma chiaro e obiettivi raggiungibili e quantomeno realistici e non fantasiosi, bellissimi e poi irrealizzabili.

I dibattiti, le discussioni che ne seguono finiscono col degenerare rapidamente  quasi sempre su questioni di colpa, incapacità, invidia, gli uni agli altri e viceversa .

Si ha la sensazione che, in continuo crescendo, vengano ridotti i diritti o che si venga privati di vantaggi. Questo contribuisce – anche nel privato – ad alimentare un clima nevrotico, di irritazioni o incazzature tremende che portano sempre e solo a non accettare il dialogo, la discussione, a esprimere toni di amara e caustica ironia, e persino a rifiutare anche che ci sia comunque qualcosa  su cui discutere.

„Ma finitela con questo Coronavirus! Basta con questo racconto horror del clima! E non rompete con le elezioni! Basta!“

Chiari segni di ipersensibilità generale? Decisamente si.

 La gente si chiude nel suo privato, nega i problemi e le evidenze, nega anche gli sforzi sinceri di alcuni (politici) rivolti a risolvere  o perlomeno alleviare alcune problematiche, vuole semplicemente essere lasciata in pace! Non può essere il popolo a dover risolvere i problemi di chi il popolo ha eletto a sua rappresentanza.

In passato, ricordo bene, le persone ipersensibili venivano mandate in colonie marine o montane, per prendersi una rigenerativa pausa estiva.

Luoghi nuovi, gente nuova, aria fresca, altri pensieri.

Per lungo tempo la pandemia ha reso impossibile ( o quasi ) visitare, trasferirsi in altri luoghi. Rimane solamente una cosa da fare; riconoscere agli altri e a se stessi la presenza di certe eccessive reazioni. I nervi sono tiratissimi per tutti, non entriamo nel merito.

Questo non vuol dire che abbandoniamo (per ferie) il pensiero, la linea critica, prendiamo solo una più rilassata pausa per iniziare bene l’estate.

 E forse anche nuovi , altri pensieri.

Pietro Casula – Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo

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