02
Feb

Italia Banana Republic.

Le immagini della scorsa settimana al Senato e la sequenza delle „ azioni“ politiche degli ultimi giorni è stata di una disgustosa, insopportabile , infinita desolazione.

L’Italia – come è prassi da tempo – al centro della crisi politica e nonostante l’emergenza economica e sociale i partiti di maggioranza litigano senza freni e senso.

Ascoltare le ragioni degli altri, aprire al confronto con le idee degli altri sembra essere diventata una frase fatta, usata per mascherare agli occhi del pubblico la realtà che è ben diversa della  loro narrazione, e che il lavoro d’insieme verso un obiettivo comune sembra diventato superfluo, inutile. 

Meglio urlare e offendere senza ritegno e difendere i propri affari, chiusi in una sfera di pregiudizi e faziosità.

Quotidianamente radio, TV e la stampa non riportano altro che titoloni su costruttori, responsabili, voto di fiducia, voto di coscienza e poi Decreto Salva Italia, Decreto cura Italia e così via.

Questo linguaggio politichese mi irrita, da da pensare e mi domando: ma se adesso si è alla caccia di responsabili, gli altri sono irresponsabili? E allora che ci fanno li? Se si chiama al voto con coscienza, gli altri sono voti senza coscienza? E allora che votate a fare? 

Più le cose si mettono male e più si mettono in campo progetti, tavoli di lavoro, commissioni, decreti improvvisati che hanno solo una funzione: gettare fumo negli occhi. Pensiamoci un momento: com’è possibile durante una ( cosiddetta ) crisi di governo che lo stesso esecutivo si comporti come se il suo operato stesse iniziando proprio da quell’istante, come se i mesi precedenti non fossero mai esistiti? 

È stato messo a punto un perfetto meccanismo di propaganda, specializzato nel lanciare in continuazione messaggi diretti all’opinione pubblica per far credere che si stia lavorando nell’interesse del popolo, per il mondo migliore possibile. E ci mancherebbe.

La realtà, purtroppo, è ben diversa e manifesta tutta la debolezza, l’enorme problema di questa classe politica che non è in grado di fare le riforme necessarie, gli interessi di parte che bloccano l’azione di governo, le regole farraginose  e la burocrazia un moloc infernale, incontrollabile, asfissiante.

E tutto questo in un clima di continua instabilità, di perenne crisi di governo

e caccia alle poltrone in un continuo susseguirsi di mosse, manovre (poco) politiche che si sviluppano addirittura tra le file dei governi regionali con il solo scopo di colpire il governo centrale, e nessun politico che abbia il coraggio di varare una legge elettorale che ci permetta di avere una maggioranza stabile e un Presidente del Consiglio sostenuto dai membri della compagine  più votata. 

Una volta i dibattiti parlamentari, grazie alla forte personalità politica e culturale dei leader di partito, non solo attanagliavano chi li seguiva ma davano autorevolezza al sistema rappresentativo. Le grandi svolte si seguivano, si vivevano in diretta e il dibattito democratico ne usciva esaltato. Già, una volta.

Oggi abbiamo una gran parte dei politici che è scelta dai capi-partito per cooptazione, il percorso di formazione politica e culturale non conta più nulla e vedi che avanzano rappresentanti politici improvvisati, ministri le cui competenze non è dato sapere, un vero mistero. Stessa prassi, stessa linea   a tutti livelli nella scala amministrativa.

Il risultato è quello che abbiamo davanti, non sanno ne pensare ne scrivere ma fanno politica, o fanno finta. Che poi è la stessa cosa.

Chi ha responsabilità politica o tecnica di amministrare la cosa pubblica dovrebbe innanzitutto avere il coraggio di fare e l’imperativo, l’ossessione di produrre risultati. Ovviamente risultati tangibili, che servono alla crescita e propositivi verso il benessere dell’intera comunità e non del singolo o delle lobby.

In questo ci vuole un grande senso etico, alto senso di responsabilità, costanza e determinazione. Ma un cambiamento vero delle istituzioni che passi solo attraverso la modifica di norme e di regole rimane una chimera se non si mettono in gioco competenza, passione e la flessibilità di coloro che devono tradurre queste riforme in cose utili per i cittadini.

C*è da sperare  che in futuro, nei processi di selezione e formazione della classe politica e dirigenziale delle istituzioni,  competenza e volontà di fare possano diventare attributi irrinunciabili. Solo così ci si può rendere meno schiavi del consenso oltre che sottrarsi alle pastoie burocratiche di sempre.

E solo  questo modus operandi può tradurre  le riforme annunciate  in reali cambiamenti, che poi sono gli unici che interessano davvero ai cittadini, al popolo e su cui  – la buona politica – dovrebbe cominciare a misurarsi.

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