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Gen

Rifiuti nucleari. Un problema reale che va risolto.

Dopo numerosi rinvii “politici”, per le Regionali del 2015, il referendum del 2018, le elezioni del 2018 e il cambio di governo Conte 2, a fine dell’Ottobre scorso la Commissione Europea aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Il tempo dei rinvii era finito. E cosí l’altro ieri, 5 Gennaio 2021 è stata pubblicata e resa nota la mappa delle aree che potranno ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari italiani, la cosi detta “CNAPI”.

La CNAPI è la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, nella quale sono individuate le aree le cui caratteristiche soddisfano i criteri previsti nella Guida Tecnica n.29 dell’ente di controllo ISPRA oltre che i requisiti indicati nelle linee-guida della IAEA ( International Atomic Energy AgencY).

Come indicato nella Guida Tecnica n.29, “si intende per aree potenzialmente idonee le aree, anche vaste, che presentano caratteristiche favorevoli alla individuazione di siti in grado di risultare idonei alla localizzazione del deposito, attraverso successive indagini di dettaglio e sulla base degli esiti di analisi di sicurezza tenendo conto delle caratteristiche progettuali delle strutture del deposito”. 

Si tratta  quindi di un elenco di aree nei Comuni individuati in 5 macro zone cosi definite:In Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria, Toscana e Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo, Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari e Taranto, la Sardegna con 14 aree in provincia di Oristano e nel Sud-Sardegna, e la Sicilia con 4 aree nelle province di Trapani, Palermo e Caltanisetta.

Ora, con la pubblicazione della carta è verosimile che la questione della localizzazione e del rischio potenziale al quale segue il pensiero “e allora mettiteli a casa tua , non nel mio giardino”,possa creare un ulteriore motivo di dibattito in questo momento delicato  per il governo Conte, impegnato com’è con le guerre interne della sua maggioranza e la terribile pandemia in evoluzione. In Sardegna la reattività è alta. Siamo alla fine del mondo; l’intero corpo politico sardo, con un unanime strepitio contro qualsiasi ipotesi di deposito dei rifiuti radioattivi nel territorio, non ha perso occasione di dare il peggio di se, preoccupato solamente di non contrariare il proprio elettorato.

Invito alla ribellione, alla rivoluzione. Sindaci in rivolta contro le imposizioni di Roma, i partiti di destra e di sinistra passando per i Progressisti e LeU, FI e indipendentisti di Liberu, insomma tutti in coro. Sembrava non vedessero l’ora di riempire le pagine dei mass media con il loro dissenso, un essere contrari unitario, come se fosse giá deciso tutto e il pericolo fosse impellente.

Spettacolo deprimente , è partito il gioco del cerino.

Il presidente dell’Assemblea Michele Pais – in condivisione con il presidente Solinas, cambia addirittura l’agenda del Consiglio Regionale ; al primo punto dell’ordine del giorno è stato fissato il NO al deposito.“Dobbiamo agire subito per opporci con fermezza ad una decisione inaccettabile, prepotente, calata dall’alto, dannosa e non rispettosa della volontà dei sardi” Cosí si è espresso il massimo rappresentante dell’Assemblea regionale.

Oh Dio, ma vogliamo chiarire? Ma quale decisione è stata presa? Lo sanno solo loro E cosa succederà ora? Di certo nessun inizio lavori sito per lo stoccaggio di rifiuti nucleari in Sardegna!Dimentichiamo facilmente che sono anche rifiuti nostri; c’è un problema comune che va risolto. E poi cerchiamo di capire che non si tratta di scarti/rifiuti provenienti da chissà quale complicatissimo piano diabolico per distruggere il pianeta. Ma questo è un altro discorso ed è complesso per riassumerlo in poche righe.

Nei prossimi 60 giorni successivi alla pubblicazione della Carta si avvierà la consultazione pubblica; le Regioni, gli enti locali e i soggetti interessati potranno formulare le loro ossrvazioni e proposte tecniche alla Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare, su cui pesa peraltro l’interrogativo sulle capacità di condurre in porto la realizzazione finale dell’opera che, come dimostra Greanpeace, non sarà efficace quanto una revisione delle metodiche nazionali in merito al tema rifiuti nucleari. Nata nel 2001 la Sogin costa agli italiani circa 130 milioni l’anno solo per le spese di gestione pagati in bolletta. Ha programmato la fine del decommissing nuclear al 2036 , e cioé 49 anni dopo il referendum del 1987. La Sogin ha accumulato enormi ritardi nelle messa in sicurezza  dei rifiuti nucleari nazionali e nello smantellamento degli impianti spendendo finora più di 4 miliardi di euro – tutti prelevati sempre dalla bolletta elettrica – per completare il 30% circa dei lavori che dovrebbero finire, appunto, nel 2036.

Un iter, quello della consultazione pubblica, che non si preannuncia facile, dato che bisognerà raccogliere il consenso delle comunità interessate e delle istituzioni locali. Sono previsti 4 mesi di consultazione pubblica, incluso il seminario nazionale che la Sogin dovrà organizzare  e una successiva rielaborazione di 3 mesi che vedrà realizzare un secondo documento e quello più sicuramente più definitivo: la Carta Nazionale delle Aree Idonee. Dopodiché si passerà alla fase delle manifestazioni d’interesse  dei territori. E il tutto in un periodo di pandemia, con le ben immaginabili difficoltà che si aggiungeranno a questa procedura di per sé giá complessa. 

Comunque ne pensino i “ribelli”, lo studio che ha portato alla pubblicazione della Carta, fa emergere  ai criteri geologici se ne aggiungono altri amministrativi ed altri ancora di convenienza e di buon senso anche se per le isole, e soprattutto per la nostra Sardegna, si unirebbero alle altre complessità – costi di logistica, rischi nel trasporto e ambientali – le variabili socio economiche  che minimizzano l’opportunità di un sito in Sardegna.

Ricordo che riguardo la possibilità di ospitare siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi, la Sardegna ha avuto e ha una posizione da sempre molto chiara e netta. Una posizione unitaria di tutte le forze politiche e soprattutto del Popolo Sardo che nel referendum del 2011 si è espresso in modo deciso e plebiscitario con oltre il 97% di NO al nucleare. Quindi la Carta non dice il punto in cui bisognerà costruire il deposito, delinea invece i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche e assegna i voti con una graduatoria.

Occhi aperti e sempre alta la guardia decisamente si, ma invece di carriolate di commenti indignati dei politici rivolti al loro bacino elettorale, noi Sardi nel mondo ci aspettiamo in primis più impegno, più metodo, più programmazione e controllo affinché la vaccinazione prenda il volo se vogliamo seriamente combattere il Covid-19 e operare veramente per il Popolo Sardo. Non affrettatevi a sfruttare quest’arma di distrazione di massa per un secondo di gloria e presenza nei media. Passione, senso di responsabilità, lungimiranza; questo è quanto ci auguriamo dai nostri rappresentanti.

La politica è cosa seria non uno show televisivo. Ajò.

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