01
Feb

Sergio Mattarella (ri)eletto al Quirinale

Si conclude così una corsa pazza piena di polemiche e di colpi di scena, una corsa fatta di incontri notturni e missioni segrete, da cui la politica ne esce malissimo: un gioco al massacro tra gruppi politici, un continuo tirare per la giacca il Presidente uscente che diventa per la seconda volta entrante, nonostante lui stesso abbia urlato a gran voce che questa rielezione non voleva viverla, soprattutto per il bene della democrazia e del paese e questo lo aveva ribadito più volte in tutte le salse. 

L’Italia è in una condizione terribile. Con un debito pubblico al 160% e passa, il considerevole aumento dei costi dell’energia che grava sulle imprese e sulle famiglie, che si ritrovano recapitate bollette carissime, il costante pressare del Covid e le sue aspre conseguenze, tutto porta a pensare al peggio. Come se non bastasse, con i venti di guerra che soffiano in Ucraina, l’ignoranza palese dei principi di causa/effetto della classe politica che dimostra di non avere alcuna visione d’insieme, non c’era davvero bisogno di caricare il Paese di un’altra ansia dovuta ad uno scontro politico così scomposto agli occhi di tutti e dell’Europa.

Eppure così è: Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica, che succede a… se stesso.

Subito dopo la rielezione, Mattarella, in una breve, posata ma incisiva dichiarazione ha affermato; „ Ringrazio i presidenti di Camera e Senato per la loro comunicazione. Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle regioni per la fiducia  espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione del Presidente della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo attraversando  sul versante sanitario, economico e sociale richiamano al senso di responsabilità  e al rispetto delle decisioni del parlamento. Queste condizioni – continua Mattarella – impongono di non sottrarsi ai doveri a cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini“.

Un lecito e brutale schiaffo a tutti i leader dei partiti.

La loro è una rovinosa sconfitta: si presentano continuamente con questa fantomatica idea di politica che, in nome del popolo – che da anni sceglie l’astensione più che unirsi alla festa – si presenta come diversa, moderna, irriverente e antipolitichese, insomma un pochino come serve presentarla in base all’aria che tira. Un’idea politica che, invece, dietro le maschere molteplici che lo schieramento di turno decide, ha dimostrato sempre e solo di essere di una specie qualitativamente inferiore. In linea generale però si presenta sempre come un’idea populista, che non rispetta il popolo ma ne sfrutta il nome e che non lo tratta come sovrano ma solo come spettatore, financo coglione, e tenta di accattivarsene i favori, il consenso, a furia di promesse, colpi di teatro e giochi di prestigio mal riusciti. Un allegro circo dei mostri al quale assistere quotidianamente attraverso scatole televisive e social vari, alla ricerca di chi recita peggio.

Il voto per il Presidente della Repubblica ha dimostrato – ancora una volta –  la pochezza di una legislatura nata sull’onda dell’anti politica e del sovranismo. Non è passata l’idea di mandare all’aria il sistema, di sovvertire linguaggi, procedure, equilibri istituzionali. Di differente ma prevedibilissimo è che questa plateale, intensa manifestazione di altezzosità e arroganza di distruttori della casta, tipicamente grillino ma non solo, cede il passo e si conforma al volere delle forme, delle parole e delle strategie di chi è davvero in grado di articolare.

Certo, pesa anche la disperata volontà di un Parlamento di militanti sorretti da una ideologia, da partiti, ma ancor di più dall’incessante ricerca di una pensione garantita – che scatta a settembre – e consapevoli del fatto che, nel prossimo Parlamento con 345 poltrone in meno, per pochi sarà possibile ripetere l’avventura parlamentare.

Resta il fatto che lo spettacolo  presentato questa scorsa settimana, con leader con narrazione da casting televisivo in giro in cerca di candidati, scoiattoli vari prima, grandi assenti poi, ha dimostrato ancora una volta che la democrazia è un lusso che bisogna sapersi meritare.

Purtroppo nel nostro sistema c’è qualcosa di singolare che inevitabilmente rende il processo di scelta del Capo dello Stato, poco trasparente e coloro che vorrebbero cambiarlo non hanno torto, anche se siamo in Italia e da noi il detto “al peggio non c’è mai limite” è di casa. Ma questa volta si è davvero superato ogni limite. 

Però, come spesso accade, il diavolo ci ha messo la coda e alla fine  al Quirinale ci è (ri)andato un signore che concepisce – fortunatamente per tutti – la politica democratica all’opposto di questi politici cialtroni. 

In questo contesto di giochi intrecciati ci va di mezzo la governabilità del Paese.  Certamente non nel breve periodo considerando che la disponibilità di Mattarella al Quirinale e la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi per il momento ci mettono al riparo dal caos. Ma non può basarsi tutto sulle spalle larghe di due persone, serve altro.

La serietà, la responsabilità che tanto avevamo invocato prima ancora che tutta questa girandola cominciasse, l’abbiamo avuta solo nell’esito finale.

E considerando i tempi che corrono è già molto.

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