24
Mag

Stima e Considerazione

Sentire la mancanza di un qualcuno o di un qualcosa significa averne grande stima e considerazione. Gradualmente, progressivamente e relativamente in poco tempo, ci siamo abituati a questo stato di allergia, di pedantesche misure precauzionali, restrittive. Ci siamo talmente abituati alla distanza tanto da vederla come normalità, le videoconferenze con amici, colleghi e con la propria famiglia sono diventate routine, cominciamo a chiederci come fosse possibile, in generale, uno scambio prima del Coronavirus. Mi guardo attorno, e quello che vedo sembra quasi irreale, non spingiamo più davanti a noi neppure il carrello della spesa a meno che non sia stato accuratamente disinfettato qualche secondo prima dai dipendenti del supermercato di turno.

E tutte quelle manifestazioni d’affetto, gli abbracci e i baci quando si incontrano amici, amanti, i nostri cari, li ricordiamo sempre più come rituali antidiluviani, o perlomeno come qualcosa di superfluo, pericoloso.

Insomma, per farla breve: Abbiamo – per lo meno la gran parte di noi – capito il pericolo, immedesimato il ruolo dettatoci dal Coronavirus, affibiatoci dalle amministrazioni che in noi fanno affidamento per il benessere di tutta la comunità, un peso sulle nostre spalle ancora più grande di quello che già ci troviamo ad affrontare ogni giorno. Tutto questo però, ad un cerot punto cessa. Come durante i giorni scorsi quando improvvisamente è emersa la questione del tutti fuori, “gabbie aperte” per qualcuno, porti e aeroporti aperti . È tutto vero, sta accadendo realmente o si celebra solamente in TV, sui giornali? In effetti è vero e mi domando perché questa apertura non sia stata messa in scena in modo più sensato… ma la risposta la sappiamo già, a noi cittadini la responsabilità di noi stessi, i politici adesso osservano e da bravi Ponzio Pilato comntemporanei, osservano come andrà a finire, con le mani ancora umide di fase uno. Decisamente si sarebbe potuto fare meglio, magari con più informazioni precise e controlli mirati e con una vera strategia, un vero programma di ripartenza economica. Perchè la fase due non è solo aperitivi e parrucchieri, ristoranti, piazze gremiti e assembramenti tollerati, caffè pagati il triplo per aiutare i bar, e tanti altri gesti forse belli, ma insensati in prospettiva. Che Dio ce la mandi buona.

Preoccupato, pensieroso scruto il cielo stellato cercando di scoprire quale consolazione può venire dalla fede, sarà sicuramente un altro modo di vivere; il fatto che ci manchi qualcosa è un buon segno, uno di apprezzamento, di stima. Sempre se a mancarci non sia la ragione, e in quel caso solo chi ci osserva potrebbe accorgersene, ma non noi. Le perdite, quelle vere, si sentono sempre e soprattutto se quanto si è perso in precedenza è stato significativo. La crisi Covid-19 , con le sue restrizioni, incertezze e pericoli non dovrebbe indirizzare il nostro sguardo solo in avanti verso lo sviluppo, forse, di un vaccino o di un ritorno alla vita normale, ma anche all’indietro, al passato vale a dire perché è stato accettato tanto con indifferenza, come ovvio, scontato. Capire perché abbiamo avuto difficoltà ad apprezzare anche le piccole cose di tutti i giorni. Un sincero esame di coscienza su ciò che è stato fatto apre una vera Chance ad un’altra vita che deve ancora venire.

Ma questo è un gioco fatto di riflessioni, di comprensione di se stessi, del prossimo e di responsabilità, perchè lo scarica barile, presente tanto nel passato che nell’odierno, ora potrebbe portare a commettere uno degli errori peggiori, quello di non programmare il presente affinchè si prospetti un futuro migliore, una politica più chiara e delle decisioni responsabili, a partire dalle singole Regioni e così a salire, sino ai vertici nazionali.

L’attenzione non deve mancare, tantomeno ora.

 

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