24
Lug

Un passo indietro, ma non del tutto scomparso

Mario Draghi rimarrà a guidare il governo per il disbrigo degli affari correnti sino alle nuove elezioni.

Le persone di talento, le persone capaci e competenti agli italiani piacciono davvero. Quando se ne vanno.

La storia si ripete con Mario Draghi, una delle personalità più autorevoli del nostro Paese, sino all’altro ieri schernito, odiato per il suo talento, etichettato come privilegiato, sopravvalutato, autoritario, avido di potere ma nel momento in cui lascia l’incarico, abbandona la scena ed ecco che tutti lo rimpiangono, lo mitizzano, e lo fa anche chi lo ha fatto fuori.

Scalzato, scaraventato giù senza tanto riguardo.

Un’altra pagina nera per l’Italia.Un’altra crisi di governo, un’altra dimissione del primo ministro, un’altra nuova elezione. Il primo passo per/verso l’ennesimo loop autolesionisti della nazione. 

Un vero suicidio politico collettivo.

 Il voto, da decenni procedura difficile da regolare in Italia, non è certo una novità. Si potrebbe andare avanti come come al solito se non fosse che la prossima crisi politica colpisce l’Italia in una situazione in cui la stabilità e la coesione politica sono necessarie più che mai  a causa della guerra, della crisi del gas e dell’inflazione globale.

Invece si celebra l’ormai consueto processo di frattura tra gli avversari politici. Ad ogni costo e in qualsiasi condizione, anche se a rischio c’è l’integrità stessa del Paese.

La Banca Centrale Europea è venuta in soccorso, ha osato fare l’equilibrista e, contro la convinzione di alcuni membri del Consiglio, ha alzato il tasso d’interesse di riferimento dello 0,5% e allo stesso tempo ha lanciato un nuovo programma di acquisto di obbligazioni che mira, tra l’altro, ad alleviare la necessità dell’Italia di raccogliere fondi in tempi di tassi d’interesse in crescita.

Certo, il nome Italia non viene menzionato ma deve essere chiaro a tutti che la BCE sta fornendo – ancora una volta – fondi pubblici ai Paesi altamente indebitati del sud, agendo quindi ancora una volta in contrasto con il suo mandato politico. Anche se la crisi dovesse essere così profonda, la politica monetaria non è lo strumento per mantenere la liquidità dei singoli Stati. Chi agisce in questo modo si gioca la fiducia dei mercati.

I banchieri centrali vanno elogiati per il rialzo dei tassi d’interesse con cui hanno, finalmente, dimostrato coraggio nella lotta contro i prezzi elevati. Naturalmente aumentare i tassi d’interesse  in un momento in cui rischiamo la recessione a causa delle conseguenze economiche della guerra è un’impresa decisamente non facile, ma un’inflazione alla portata di quella attuale è estremamente esplosiva dal punto di vista socio.economico. Almeno in parte potrebbe essere disinnescata dall’aumento dei tassi d’interesse.

Draghi ha fatto un passo di lato ma non è scomparso del tutto.

continuerà a guidare il governo, nei limiti segnati dal presidente Mattarella, per il disbrigo degli affari correnti, far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia. 

Troverà anche il tempo dei ringraziamenti. Non ne dubito.

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